Il Viaggio Magico intervista Valentina Pelliccia

Valentina Pelliccia

La nostra intervista alla bellissima e affascinante Valentina Pelliccia, giornalista e scrittrice. Da pochi giorni è uscita nelle librerie la seconda edizione del romanzo di Valentina, "Zucchero filato".

Qual è l' aspetto principale del tuo carattere?
Ho una grande forza di volontà.

Il libro e la canzone preferita.
"I dolori del Giovane Werther" di Goethe. Canzone preferita, "La donna cannone" di De Gregori.

Il tuo piatto preferito.
La carbonara!!!

Quando scrivere ha fatto “irruzione”  nella tua vita? Chi ti ha trasmesso questa passione?
La scrittura è talmente parte di me  che non ricordo con precisione quando scrivere abbia fatto  "irruzione" nella mia vita.  In realtà, forse,  c' è
sempre stata. Io credo che ognuno nasca con un dono, con un talento e questo è il mio. Ovvio, poi la passione diventa approfondimento, lettura, conoscenza e con il tempo si trasforma soprattutto in consapevolezza ed interiorizzazione di un proprio stile di scrittura.  La passione mi è stata indirettamente trasmessa dai tanti libri che ho letto. E poi, al liceo, durante le lezioni sono rimasta profondamente colpita dalla vita e dalle opere
di molti autori della letteratura latina,  italiana,  inglese,  francese e  tedesca  (inizialmente ho fatto studi classici e umanistici durante la Scuola superiore, anche se poi ho deciso di laurearmi in Giurisprudenza). Ho frequentato l'Istituto "Sacro Cuore" di Trinità dei Monti a Roma (che sviluppa una cultura di relazioni ispirata ad una tradizione cristiana, umanistica, liberale e democratica condivisa), un piccolo "tesoro" immerso in un parco enorme che si affaccia direttamente sulla scalinata di Piazza di Spagna, proprio accanto alla “Casa museo” del mio poeta preferito, John Keats (un vero appartamento che, tra il 1820 e il 1821, ospitò il poeta inglese e il suo amico Joseph Severn. E’ proprio lì che il 23 febbraio 1821 John Keats morì, a soli venticinque anni, nella sua stanza affacciata su Trinità dei Monti). E’ stato fonte di ispirazione, oltre che ovviamente molto formativo, assistere alle lezioni di letteratura latina,  italiana,  inglese e  francese in un contesto di tale bellezza  che custodisce da secoli meraviglie  quali il chiostro, la chiesa,  gli affreschi di Daniele da Volterra,  due anamorfosi affrescate sui corridoi della clausura,  l’ astrolabio,  il refettorio dipinto dal gesuita Andrea Pozzo, la cappella di Mater Admirabilis e tutta la natura intorno.
E durante il liceo ascoltavo,  incantata,  le lezioni di  letteratura latina  (in particolare,  Cicerone,  Catullo, Omero,  Seneca, Fedro, Sant’ Agostino,
Dante Alighieri,  Francesco Petrarca,  Virgilio, etc), di letteratura italiana (il Dolce Stil Novo,  ma soprattutto il romanticismo italiano,  Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, poi, Nicolò Machiavelli, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Italo Svevo, Umberto Saba, Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale. Per quanto riguarda la generazione degli anni trenta, ho amato e amo Alda Merini).
Ascoltavo, incantata, anche le lezioni di letteratura francese (in lingua francese, grazie ad una Professoressa, Barbara Bottari, che mi ha trasmesso l’ amore per la cultura):  e così,  ero sempre più curiosa della vita,  dello stile,  delle opere di autori come Molière, favole,  racconti e  riflessioni di
La Fontaine,  Perrault,  La Rochefoucauld,  Voltaire,  Montesquieu, Hugo,  Balzac,  Stendhal,  ma soprattutto i “Poeti maledetti”, Baudelaire e poi, Jacques Prévert, Marcel Proust, Jean-Paul Sartre, Antoine de Saint- Exupéry.
Ho amato e amo la letteratura inglese,  come già scritto sopra, Keats, Byron, Shelley, William Shakespeare, John Milton,  Laurence Sterne, Jane Austen, le sorelle Brontë, Virginia Woolf, Kipling, Hemingway e soprattutto James Joyce. Amo molto anche Goethe. "I dolori del giovane Werther"
è  il mio  romanzo preferito.  Insomma,  questi studi non hanno fatto altro che  alimentare e poi far esplodere in me l’ amore per la lettura e la scrittura.

Da pochi giorni hai pubblicato una nuova edizione del tuo romanzo Zucchero filato, che hai scritto all' età di 17 anni e con il quale hai vinto un premio a un importante concorso di narrativa. Quali sono le idee, i sentimenti, che ti hanno ispirata?
Nel 2004,  a soli diciassette anni,  proprio durante l’ ultimo anno di liceo,  “fresca di studi”,  ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo, “Zucchero filato” (non autobiografico), con il quale ho partecipato alla VII Edizione del Premio Nazionale di Narrativa “Valerio Gentile” (con una giuria composta da persone importanti del mondo della cultura, professori universitari, scrittori, giornalisti).
Il libro si è classificato al primo posto ed è stato, per tale motivo, pubblicato dalla Casa editrice Schena. In seguito, è stato distribuito dalle maggiori Case editrici, Mondadori, Feltrinelli, etc.
Sono venuta a conoscenza del  Premio Nazionale di Narrativa per caso,  tramite web.  Anzitutto,  mi sono informata su chi fosse Valerio Gentile, perché il Premio era ed è intitolato alla sua memoria. E mi è venuto da piangere. Sono scoppiata in lacrime.
Valerio Gentile era un ragazzo, un poeta, appassionato di studi umanistici, che fu trovato morto il 14 marzo del 1993, a diciassette anni (avevo anche io diciassette anni e questo fatto mi colpì molto), a Fasano, nei boschi in zona ‘Monacelle’ con il cranio sfondato a pietrate, a faccia in giù.
Dalle indagini ho appreso che si è trattato di un delitto a sfondo sessuale. Purtroppo il caso è rimasto senza colpevoli.  Il padre (Nicola) e  la madre hanno deciso di fondare il Centro Studi, l’Associazione Culturale e questo importante Premio Nazionale di Narrativa.
La vicenda mi scosse molto e, a tal proposito, ti svelo una confidenza: con questo libro io ho voluto principalmente, nel mio piccolo, cercare di dare indirettamente un messaggio di speranza anche ai genitori del ragazzo, pur non conoscendoli.
Una famiglia è a pezzi, distrutta, presumo, dopo un lutto del genere. Loro sono riusciti a mettere da parte questo dolore atroce (per quanto si possa mettere da parte, data la gravità del fatto) e a creare un grande progetto dal punto di vista umano e culturale, in memoria del figlio. Inoltre, hanno creduto nel talento dei giovani e lo hanno portato avanti dando loro l’opportunità di essere letti, giudicati e premiati da una giuria di persone di alto livello culturale. E poi, Valerio Gentile amava scrivere: i genitori, con questa iniziativa, hanno portato avanti il valore e il sogno del figlio.
“Zucchero filato”  nasce così.  Vuole essere un piccolo raggio di luce anche quando si è immersi nel buio più totale.  Vuole essere anche il simbolo della purezza (da qui il titolo, fanciullesco, “Zucchero filato”) in una società, questa, spesso piuttosto marcia e priva di valori.
Il mio libro tratta principalmente il tema della violenza psicologica e sessuale per questo motivo: si parte da una condizione rosea vista dagli occhi di un’ adolescente (Colette, la protagonista) per avvicinarsi sempre più al dramma vero e proprio, la violenza.
Dopo quest’ultima, Colette riuscirà, pian piano, a ritrovare la forza in se stessa. E’ proprio questa alternanza “condizione rosea e violenza sessuale” che, nel complesso, sottolinea e rende più forte il messaggio di speranza finale.
Come ha affermato il Professor Pietro Magno: "La struttura  di "Zucchero filato",  infatti,  ricorda le cadenze tipiche della  tragedia classica.
Come modello narrativo questo romanzo di  Valentina Pelliccia ricorda il quarto libro dell’ Eneide di Virgilio,  in cui l’ evolversi dello sfortunato e, soprattutto, impossibile amore di Didone verso Enea è presentato secondo le cadenze tipiche del dramma”. E poi, ha aggiunto il Professor Magno : “Sono i motivi per cui questo romanzo riesce a pervenire al simplex et unum oraziano (Ars poet,23), condizione ancora valida per stabilire quanto un’opera risponda a canoni di compattezza”.
A distanza di molti anni il mio romanzo, "Zucchero filato", continua ancora a vincere prestigiosi Premi di Narrativa Nazionale, come ad esempio, ad agosto 2020 il Concorso "Tre Colori", ideato da Ermete Labbadia.

Sei una giornalista e scrittrice brava e preparata e sei una donna molto bella, affascinante e elegante, complimenti. E' stato difficile prevalere sui pregiudizi tipicamente maschili degli ambienti del giornalismo?
Assolutamente no. Se sei una persona brava, intelligente e culturalmente preparata questo diventa un problema per gli altri e non di certo per me stessa.

Scrivi articoli su economia e finanza per varie prestigiose testate: The Italian Times ed Economy, Il Tempo, Il Messaggero,
Harvard business review Italia. Di quali temi preferisci occuparti?
Un giornalista deve saper scrivere di tutto. Io amo il giornalismo di inchiesta, cronaca, ma anche ambito sociale, culturale e politico.

L' articolo a cui sei più affezionata?
Quello pubblicato sulla prestigiosa Harvard Business Review: Il Valore del fallimento.

In questi giorni si parla molto dell'importanza dell'autonomia finanziaria per le donne, per prevenire abusi e per rendervi più "forti"
sul mercato del lavoro. Cosa pensi che debba essere fatto, concretamente?
L’educazione finanziaria è fondamentale per garantire l’indipendenza a tutte le persone e può essere una strada per l’empowerment delle donne.
La questione fondamentale, secondo Giovanna Paladino, Direttrice e curatrice del Museo del Risparmio, è che “le donne devono avere accesso al
denaro attraverso il lavoro, non attraverso una forma di dipendenza economica”.
A mio avviso, essere economicamente indipendenti significa libertà.  Un aspetto evidente in termini pratici, è il rischio, in molte coppie, che uno
dei coniugi diventi l'unico "direttore finanziario" implicito della famiglia, rendendo il suo partner "vulnerabile" in caso di separazione o morte, come recentemente riportato da un importante articolo su ANSA. E non posso che  essere d’accordo con quanto riportato dalla nota Agenzia Stampa.
Io ho sempre studiato e sono nel mondo del lavoro da 16 anni, pur essendo molto giovane (ho iniziato a lavorare presto).
Sono totalmente a favore del percorso individuale formativo e professionale della donna,  proprio in termini valoriali,  etici, culturali,  identitari.

C' è un programma Tv che ti piacerebbe realizzare e condurre?
Sì, un programma di confronto, dibattito sociale che possa rappresentare un'alternativa all'utilizzo di social media per i giovani. In questa società
il confronto con gli adulti è importante ed è importante dare anche spazio ai giovani, piuttosto che vederli sempre a testa bassa con il cellulare in mano o chiusi in stanza.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Volontariato in Africa.


Intervista pubblicata il 23 marzo 2024.

 

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