La nostra intervista a Cristiana Mancini, giornalista di Sky Tg24. Cristiana si occupa di politica estera e cura la trasmissione
Sky Tg24 Mondo.
Qual è l' aspetto principale del tuo carattere?
Mi piace, e devo dire mi viene anche naturale, entrare in relazioni con gli altri. Sono ironica, alcune volte troppo diretta ma senza dubbio una persona di cui potersi fidare.
Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Tempo libero poco. Appena finisco di lavorare mi concentro sulla mia famiglia, trovo sempre il modo per vedere le mie amiche, se non riesco ad uscire mi raggiungono loro a casa. Mi piace stare insieme agli altri, possibilmente davanti ad un buon calice di rosso. Adoro il cinema. Mi piace mangiare e bere bene, le mie uscite serali sono in un ristorante, in una vinoteca o a casa di amici.
Il libro e la canzone preferita.
Qui si apre un mondo perché nella mia vita la musica è molto importante. Perciò scegliere una sola canzone è veramente complicato…Wonderwall- Oasis, Radiohaed - High and Dry….meglio che mi fermo altrimenti non ne esco. Ho divorato tutti e quattro i capitoli di Elena Ferrante e mi piace molto Clara Sanchez. L’ultimo romanzo letto è quello di mio marito, ma non è ancora stato pubblicato perciò non dico nulla.
Com' è nata la tua passione per il giornalismo? Quali sono stati i tuoi inizi?
Quando ero bambina non sognavo altro, volevo fare l’inviata di guerra. Poi crescendo ho capito che c’erano tanti modi di essere una giornalista e che quello che più incarnava le mie qualità era il lavoro di "cucina", come si dice in gergo, cioè quello di redazione, dietro le quinte. Sono una delle poche fortunate che fanno il lavoro che volevano fare. Ho iniziato a scrivere molto presto, ma solo per me stessa. Le prime righe scritte per altri occhi sono quelle per il giornale della scuola, come spesso accade. Ho preso il tesserino da pubblicista al Corriere Laziale, seguivo il calcio dilettantistico. Poi lo stage alla redazione esteri dell’Ansa e infine quello al Tg di Sky, avevo 24 anni.
Come sei arrivata a Sky Tg24?
Ero all’Università, avevo 24 anni e cercavo un secondo stage. Un mio amico lavorava come producer al Tg di Sky, era il 2006. Gli chiesi di portare il mio cv e mi chiamarono per uno stage non retribuito di tre mesi. Non sono più andata via. Prima una sostituzione estiva, poi una sostituzione maternità, il praticantato e una serie infinita di contratti a tempo, infine l’indeterminato.
Sei una giornalista molto brava e preparata e molto elegante nel vestire, complimenti. Nel corso della tua carriera ti sei trovata a dover affrontare alcuni pregiudizi maschili dell' ambiente del giornalismo?
La nostra è una azienda molto attenta a questo tipo di discriminazioni, c’è molta sensibilità per queste tematiche. Ma in generale non posso non dire che nel mondo dell'informazione la percentuale di donne che ricopre ruoli chiave è nettamente inferiore rispetto a quella maschile. Difficile pensare che non ci siano donne competenti per ricoprire posizioni strategiche.
In redazione ti occupi di politica estera e curi il programma Sky TG24 Mondo. Come giudichi il fatto che la UE non abbia una politica estera comune, nemmeno di fronte a situazioni gravi, come in Libia o nella guerra appena scoppiata tra Armenia e Azerbagian?
La politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea, istituita nel 1993 dal trattato sull'Unione europea ha diversi obbiettivi: preservare la pace, rafforzare la sicurezza internazionale, promuovere la cooperazione internazionale e sviluppare e consolidare la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Questa la teoria. Poi ci sono gli interessi dei singoli stati che quasi mai coincidono con quelli dell’Unione. Il tutto reso ancora più complesso dalla regola dell’unanimità necessaria quando si devono prendere decisioni di politica estera.
Il servizio o l' intervista che ricordi con più piacere.
Giulio Andreotti. Lui il più grande statista italiano io una ragazzina che aveva iniziato a lavorare pochi anni prima. Gli chiesi una intervista in occasione dei venti anni dalla caduta del muro di Berlino, stavamo organizzando una lunga maratona per il 9 di novembre e tra le tante voci non potevamo non ascoltare quella di chi nel 1989 era capo del governo italiano. Mi ricordo la notte in bianco il giorno prima e l’arrivo in Senato la mattina presto. A intervista terminata gli chiesi la classica foto di rito, lui accettò e mentre si avvicinava mi disse: “Mi raccomando che non la
veda mia moglie, sa è molto gelosa”. Il mio cuore però appartiene a Sami Modiano, sopravvissuto al campo di sterminio di Aushwitz-Birkenau.
Ogni volta che lo ho ascoltato raccontare il male e mi è capitato più volte, sia nel campo in Polonia che a Roma, mi ha toccata nel profondo.
Non solo per l’atrocità dei suoi ricordi ma per la gentilezza e l’amore che nonostante tutto ancora oggi riesce a dare anche solo con uno sguardo.
L' intervista che ancora non hai fatto e vorresti fare?
Mi piacerebbe intervistare Jimmy Fallon, lo trovo eccezionale. Immagino un set allestito in un bar di New York dove parliamo di tutto e nel frattempo beviamo qualcosa, con ospiti famosi a sorpresa che entrano in scena prendendo parte al discorso.
L' esperienza professionale che ti ha dato più soddisfazioni e quella, se ce n' è una, che ti ha delusa.
La mia è una professionalità atipica, perché quasi interamente trascorsa nello stesso Tg, 14 anni che sono a Sky. Delusa sì, alcune volte ma dalle persone e dal sistema, mai dal lavoro. Sono convinta che da ogni situazione, anche le peggiori, si possa trovare il modo per crescere e ripartire. bisogna sapere mettere a frutto tutto, anche quello che in quel momento può sembrarci una perdita di tempo.
C' è un programma Tv che ti piacerebbe realizzare e condurre?
Mi piacerebbe condurre un programma che abbia al centro il racconto della vita degli altri, un programma che parta dalla storia di una persona ma con l’obbiettivo finale di raggiungere tante altre vite. Vorrei che dopo aver visto la puntata qualcuno riuscisse ad andare a letto più leggero e magari con un sorriso sulle labbra.
Intervista pubblicata il 29 novembre 2020.