La nostra intervista alla bella e affascinante Laura Tangherlini, giovane e brava giornalista di Rai News 24.
Qual è l' aspetto principale del tuo carattere?
Sono molto determinata, generosa e impulsiva.
Cosa ti piace fare nel tempo libero?
Stare col mio cane, studiare arabo e informarmi sul Medioriente; leggere; dedicarmi alla persona che amo quando ne ho una.
Com' è nata la tua passione per il giornalismo? Quali sono stati i tuoi inizi?
Ho deciso di voler fare l' inviata di guerra e di raccontare il Medioriente all' età di 10 anni perchè ero rimasta colpita dalla questione palestinese e da un servizio radiofonico di un' inviata di guerra. A 14 anni ho cominciato a scrivere per un quindicinale locale, poi avendo vinto un concorso collegato al quotidiano La Stampa durante il liceo, ho cominciato a collaborare con Il Resto del Carlino.
Come sei arrivata a Rai News 24?
Mi hanno richiamata dopo lo stage fatto a Rai News durante la scuola di giornalismo della Rai.
In passato hai lavorato molto tempo per la carta stampata. Che ricordo conservi di queste esperienze?
Adoravo la possibilità di sbizzarrirmi con la scrittura e le descrizioni, aspetto che in Tv diventa spesso pleonastico e inutile.
Aspetti positivi e negativi del tuo lavoro.
Positivi, l' essere sempre a contatto con tante persone e visioni del mondo e, quando la si ha, la possibilità di viaggiare. Inevitabilmente anche la visibilità. Negativi, la stessa visibilità che ti porta a subire a volte conseguenze per comportamenti o azioni che tutti abbiamo ma che a noi "famosi" non sono perdonati.
Sei una giornalista molto brava e preparata, inoltre dimostri che si può essere giovane, elegante e affascinante, senza per questo
perdere credibilità e autorevolezza.
Grazie per i complimenti, non credo però di essere particolarmente preparata. Sicuramente sono una che cerca di studiare e che cerca in tutti i modi di non puntare sulla giovane età o sull' aspetto fisico, anche se purtroppo proprio quest' ultimo viene notato prima del resto, il che non mi fa affatto piacere.
E' stato difficile prevalere sui pregiudizi tipicamente maschili degli ambienti del giornalismo?
Lo è tuttora.
L' intervista che ricordi con più piacere?
So che non c' entra nulla con ciò di cui mi occupo di solito, ma pavoneggiandomi per una volta dico senza dubbio quella a Tiziano Ferro che adoro e che voglio credere lui stesso o il suo entourage abbiano trovato particolarmente ben fatta, dato che nel videoclip ufficiale di "Trama sintetica di una giornata storica" tra i vari intervistatori (e domande con conseguenti risposte) che compaiono, sono quella che è stata inserita il maggior numero
di volte.
Lavori nella redazione esteri, come nasce la tua passione per la politica estera?
Risale a quando avevo circa otto o nove anni, e non riuscivo a capire come potesse esistere un popolo palestinese, ma non esistesse anche uno stato chiamato Palestina sulle cartine geografiche. Poi ai tempi della guerra del Golfo, un paio di anni dopo, quando mi aveva colpito un servizio radiofonico credo di Giovanna Botteri su una casa distrutta di cui era rimasta in piedi solo una parete con una scarpetta da danza classica appesa. Io all' epoca peraltro praticavo ancora tale disciplina, ma stavo smettendo per problemi alle ginocchia. Allora decisi che da grande, se non fossi potuta diventare una ballerina, avrei raccontato a chi stava in Italia i drammi e le sofferenze dei popoli nel mondo e proprio per la Palestina intendevo già concentrarmi sul Medioriente.
Qual' è l' esperienza più forte che hai avuto da inviata?
Purtroppo non sono ufficialmente inviata quindi per Rainews sono stata in pochi posti, ma di certo il raccontare il dramma dei profughi siriani in Libano e Giordania è stato molto toccante.
Qualche anno prima a mie spese durante le ferie, come quasi sempre capita, mi ero recata nei Territori occupati per realizzare un reportage sull' occupazione israeliana e sulle forme di resistenza non violenta palestinese. Un' esperienza fortissima che mi aveva lasciato dolore e amarezza fortissimi addosso, sopratutto dopo essere stata ad Hebron.
Dopo un tuo viaggio in Libano, Giordania e Siria hai scritto il libro Siria in fuga, per il quale ti porgiamo i nostri complimenti per il Premio Fiuggi che hai appena vinto. Nel libro racconti la guerra e il dramma del popolo siriano...
Non potevo esimermi dal farlo, essendo io stata in Siria nel 2009 per qualche mese per perfezionare il mio arabo ed avendo trovato quel popolo particolarmente umano, umile, ospitale e amichevole. Un popolo che mi aveva colpito particolarmente, tra i tanti popoli e Paesi mediorientali che
ho visitato negli anni, in cui ho vissuto e che ho amato. Era il minimo quindi sdebitarmi con loro raccontando, sono stata la prima a farlo in un
libro e tra i primi a livello giornalistico in Italia, la loro sofferenza e dando loro voce.
Dove sarai per il tuo prossimo reportage?
Credo dovrò aspettare ancora parecchio prima che mi rimandino altrove, ma di certo vorrei tornare in Siria e reincontrare i profughi siriani. Dopodichè mi piacerebbe molto andare in Yemen.
C' è un programma Tv che ti piacerebbe realizzare e condurre?
Qualsiasi cosa legata alle problematiche umanitarie e sociali in giro per il mondo, in Medioriente in particolare.